Il Territorio

Il tradizionale coltello Gonnese

Pane, olio. Ma Gonnosfanadiga è anche conosciuto per la manifattura dei coltelli, la cui lavorazione tradizionale risale all'Ottocento, quando il coltello tradizionale Gonnese fu prodotto principalmente in tre varianti: il primo, a punta, il più usato dai pastori. Il secondo esemplare era invece adoperato quando si dovevano scuoiare gli animali, ed aveva una forma panciuta. Il terzo modello, quello più diffuso in assoluto, si chiamava «sa spuntada» ed era usato dal massaio per tagliare il pane e altro quando mangiava in campagna. Sa spuntada, come si intuisce dal nome, era poi senza punta e quindi le leggi, anche quelle repressive fasciste, lo consideravano in regola.

La produzione purtroppo non avvenne mai a livello industriale anche se all'inizio del secolo scorso diventarono famosi a livello nazionale alcuni mastri coltellinai che interpretarono da par loro le tradizioni secolari: i fratelli Sardu ed i fratelli Spina. Delle piccole manifatture sorsero dietro la spinta di questi artigiani per forgiare forbici, falci e altri utensili da taglio usati nella campagna.

Non c'era internet e né i grandi centri commerciali ed ecco che questi artisti, come commessi viaggiatori, se ne andavano in bicicletta per l'intero Campidano a vendere la loro merce, effettuando giri costanti, sì da essere attesi dagli agricoltori che volevano rinnovare i loro utensili da taglio.

Per forgiare il coltello tradizionale Gonnese questi artigiani, questi maestri della forgia, utilizzavano carbone vegetale ricavato dalle ciocche di erica, preparato sapientemente per loro da carbonari. Ed a differenza dei nostri tempi, dove l'acciaio viene acquistato con il già corretto spessore di lavorazione e per temprarlo si ricorre a forni elettrici, battevano l'acciaio con il maglio per donargli il giusto spessore per la lavorazione.

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